AGGIORNAMENTO COVID19
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E se note, arpeggi e scale non bastassero più? Se al posto delle dita si usassero pugni, ginocchia o unghie? E se i tasti non fossero l'unico mezzo per produrre un suono? E se il pianista raccontasse una storia? Se iniziasse a fischiare? E se vi mandasse un bacio?
Immaginate un pianoforte. Un pianista si siede e....
Mauricio Kagel MM51 for piano (and metronome) 1976
Karlheinz Stockhausen Klavierstük XII 1983
Vinko Globokar Noten für einen Pianisten 1972
Frederic Rzewski “Una Tragedia domestica” Mile 34 da The Road, 1998
Matthew Shlomowitz See my logic, da Popular Context vol. 2 2010
Nella produzione musicale del secondo novecento ed in quella contemporanea spesso elementi extra musicali si presentano accanto a quelli musicali. Il pianista, seguendo le indicazioni dei compositori, oltre a suonare la tastiera del pianoforte parla, canta compie gesti ed utilizza l'intero corpo dello strumento.
MM51 del compositore argentino, tedesco di adozione, Mauricio Kagel, è un brano pensato come musica da film, associato dall'autore ad una scena di Nosferatu di Friederich Wilhelm Murnau. Il pianista, oltre ad interagire con il battito costante di un metronomo, deve usare la propria voce come in un vero e proprio film dell'orrore.
Il dodicesimo Klavierstük di Karlheinz Stockhausen corrisponde alla terza scena del primo atto di Donnerstag aus Licht (Examen), il compositore inserisce nella scrittura per pianoforte gli elementi vocali dei personaggi dell'opera segnalando precisamente quando il pianista deve parlare, mandare baci, fischiare o cantare.
Noten für einen Pianisten di Vinko Globokar utilizza una specifica notazione per indicare esattamente quale parte del corpo eseguirà quale azione ed in quale specifico punto dello strumento, ma lascia al musicista la libertà di scegliere il testo che dovrà leggere ed il susseguirsi delle parti dell'opera, rendendo così il pezzo unico ad ogni esecuzione.
Una Tragedia domestica di Frederic Rzewski è specificatamente scritto per “speaking pianist”, il pianista racconta la storia di una tragedia domestica, alternando a parti suonate brevi interventi vocali e azioni di percussione sul corpo dello strumento.
See my logic di Matthew Shlomowitz combina il suono del pianoforte con parole e movimenti estrapolati della vita di tutti giorni con lo scopo di portare l'attenzione dell'ascoltatore sul nostro paesaggio sonoro quotidiano al quale normalmente non prestiamo attenzione.
INGRESSO GRATUITO
...e un piccolo aperitivo a seguire!